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Donazione in vita

La donazione in vita, al pari di quella dopo la morte, è strettamente regolamentata nel nostro Paese da leggi e protocolli che ne definiscono, tra l'altro, procedure operative, eventuali controindicazioni cliniche per il donatore e modalità di adesione.

Donazione di organi

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Si possono donare in vita il rene (Legge 26 giugno 1967 n. 458) e una porzione del fegato (Legge 16 dicembre 1999 n. 483); in quest’ultimo caso si parla tecnicamente di “split”. Dal 2012 è consentito anche il trapianto parziale tra persone viventi di polmone, pancreas e intestino (Legge 19 settembre 2012 n. 167); nel gennaio 2023 è stato eseguito il primo trapianto di polmone da donatore vivente in Italia mentre interventi simili per pancreas e intestino non sono ancora stati realizzati nel nostro Paese. 

In Italia le donazioni da vivente di rene e fegato sono frequenti; in media, si fanno più di 300 interventi l’anno. In genere, queste tipologie di interventi si eseguono tra consanguinei (come genitore e figlio) o persone affettivamente correlate (come moglie e marito). Per il rene, nel caso di incompatibilità immunologica tra donatore e ricevente esiste uno specifico programma di trapianto, chiamato cross-over, che consente di incrociare tra loro coppie nella stessa condizione. Si può anche donare il rene in favore di uno sconosciuto: è la donazione “samaritana”, che consente di salvare la vita di un paziente con il quale non si ha alcun legame di tipo parentale o affettivo. La maggior parte dei centri autorizzati al trapianto di rene da vivente eseguono il prelievo dell’organo con tecniche mini-invasive come la laparoscopia.

Ai fini della donazione da vivente, il potenziale donatore è sottoposto ad un’attenta valutazione per accertare il suo ottimale stato di salute psico-fisico, nonché la reale disponibilità di un consenso libero ed informato.

Il trapianto da donatore vivente è una valida opzione terapeutica che presenta risultati migliori rispetto a quello da donatore deceduto. Per questo motivo, è fondamentale aumentarne la conoscenza tra i pazienti e i loro familiari che possono approfondirne i contenuti con il proprio medico curante e nelle strutture di trapianto presenti sul territorio nazionale. In questa direzione è stato attivato un progetto-pilota nelle Regioni Marche, Puglia e Umbria; l'iniziativa, promossa dal CNT, in collaborazione con ANED e con il supporto della SIN- Società Italiana di Nefrologia, intende incrementare l'informazione sulla donazione e il trapianto di rene da vivente tra i pazienti e loro familiari. Per approfondire, consulta la presentazione e la locandina realizzate nell'ambito del progetto.


Donazione di cellule staminali emopoietiche

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Le cellule staminali emopoietiche, che danno origine a tutti gli elementi del sangue (come globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), possono essere donate soltanto durante la nostra vita. Queste cellule si trovano nel midollo osseo, nel sangue periferico e nel sangue contenuto nel cordone ombelicale; attraverso il trapianto è possibile oggi curare moltissime malattie, come le leucemie, per le quali le terapie convenzionali non offrono sufficienti possibilità di guarigione.

Perché si possa procedere con il trapianto è fondamentale che ci sia una compatibilità tissutale tra donatore e ricevente. Questa compatibilità genetica si verifica solo una volta su quattro in ambito familiare (fratelli/sorelle) e una su centomila (1:100.000) tra non consanguinei. Per questo, sono nati in tutto il mondo dei Registri Nazionali, veri e propri archivi collegati tra di loro nei quali figurano le caratteristiche genetiche dei potenziali donatori.

Per iscriversi al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo- IBMDR bisogna avere un’età compresa tra 18 e 35 anni, pesare almeno 50 kg ed essere in buona salute. Inoltre, è necessario fare un primo screening che consiste in un colloquio anamnestico con un medico e, se non si sono riscontrate controindicazioni cliniche, si procede ad un prelievo di sangue o di saliva necessario per la tipizzazione. Si resterà iscritti al Registro IBMDR fino al raggiungimento del 55° anno di vita.

Si può effettuare una pre-iscrizione online sul sito del Registro IBMDR, seguendo tutte le istruzioni riportate a questo link; in alternativa è possibile rivolgersi ad uno dei centri donatori e poli di reclutamento presenti in Italia. Oppure contattare una delle associazioni di settore come l’ADMO e l’ADOCES.  


Sangue del cordone ombelicale

In Italia è consentito donare il sangue del cordone ombelicale a scopo solidaristico, a disposizione della collettività, oppure conservarlo ad uso dedicato. Queste due opzioni non comportano alcun onere economico per la famiglia e rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

La legge italiana sostiene la donazione solidale e dedicata sulla base di alcuni principi:

  • scientifici, fondati sulla cosiddetta “medicina dell’evidenza”. Ad oggi, la principale applicazione clinica delle cellule staminali emopoietiche del cordone è il trapianto, che rappresenta una terapia salvavita e consolidata di grande successo per curare gravi malattie del sangue (come le leucemie), linfomi e alcuni disordini congeniti
  • etici, fondati sulla reciprocità e solidarietà civile che contraddistingue il nostro Sistema Sanitario Nazionale

La conservazione del sangue cordonale ad uso autologo, non è consentita in Italia proprio perché, al momento, non esistono evidenze scientifiche riguardo a un suo impiego a scopo personale al di fuori dei casi previsti dalla normativa di riferimento.

La raccolta del sangue cordonale è una manovra semplice, che viene effettuata dopo la nascita del bambino e del taglio del cordone e quindi non comporta nessun rischio né per la madre né per il neonato. Il sangue cordonale è prelevato solo se in sala parto possono essere assicurati i massimi livelli assistenziali per la mamma e per il neonato.

È possibile donare presso una struttura ospedaliera che risulti accreditata come punto di raccolta (per conoscere i punti di raccolta del sangue cordonale, si può consultare il sito del Centro Nazionale Sangue).

La mamma che desidera donare il sangue cordonale dovrà sottoscrivere un consenso informato, sottoporsi ad un colloquio anamnestico e ad esami del sangue (gratuiti) al parto e dopo sei mesi per escludere la presenza di malattie infettive che possono essere trasmesse al paziente.

Ci sono alcuni casi che escludono e controindicano la possibilità di donare il sangue del cordone, quali l’essere affetto da malattie trasmissibili con il sangue o da altre gravi malattie. Il prelievo del sangue del cordone non è consentito nei parti prematuri prima della 37° settimana per tutelare la salute del neonato (34° settimana nel caso di donazione dedicata).

È possibile donare il sangue del cordone ombelicale a scopo “dedicato”:

  • quando il nascituro o un suo consanguineo (fratello/sorella) presenta, o al momento del parto o in epoca pregressa, una patologia per la quale il trapianto di cellule staminali emopoietiche è clinicamente indicato;
  • quando nella famiglia c’è il rischio di una malattia geneticamente trasmissibile a futuri figli per la quale il trapianto è una pratica scientificamente appropriata;
  • in caso di patologie che, al momento, non sono ricomprese nell’elenco delle malattie trattabili con il trapianto di cellule staminali cordonali, ma per le quali sussistono comprovate evidenze scientifiche di un loro impiego nell’ambito di sperimentazioni cliniche regolamentate.

Il D.M. 18 novembre 2009 (così come modificato dal D.M. 22 aprile 2014) regolamenta la donazione del sangue cordonale ad uso dedicato.

Per approndire la donazione del sangue cordonale, è disponibile la guida per i genitori realizzata dall' EDQM (Consiglio d'Europa).





Data di pubblicazione: 5 dicembre 2018 , ultimo aggiornamento 22 febbraio 2023


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