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La sicurezza dei trapianti

IconaOggi il trapianto può essere considerato un intervento ragionevolmente sicuro grazie ai progressi della scienza e alla definizione di protocolli specifici condivisi e adottati dalla Rete Nazionale Trapianti. Infatti, anche se il “rischio zero” non esiste in medicina, il nostro sistema si è dotato di procedure codificate per ridurre al minimo i rischi collegati all’intero processo di donazione e trapianto e assicurare ai pazienti elevati standard di sicurezza e qualità.

Nel trapianto di organo, è la valutazione dell’idoneità del donatore a rappresentare uno dei momenti più critici del processo poiché, in pochissime ore, i medici devono accertare l'assenza di malattie trasmissibili al ricevente attraverso la storia anamnestica del donatore e una serie di indagini (esami strumentali, obiettivi, colturali, sierologici, biochimici, oltre all’anamnesi). Questo percorso di valutazione, insieme alle definizioni di rischio applicabile a ciascun trapianto, sono definite da protocolli sulla sicurezza curati dal Centro Nazionale Trapianti e utilizzati dall’intero sistema italiano. L’ultimo protocollo, elaborato dal CNT, è stato adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano il 24 gennaio 2018.

In aggiunta ai protocolli, gli operatori della Rete Nazionale Trapianti sono supportati  da una task force di esperti (nota come “second opinion”), interpellati per quei casi clinici di dubbia valutazione. Fanno parte di questa task force nazionale: un anatomo-patologo, un medico legale e un infettivologo. A questi professionisti si aggiungono ulteriori esperti che sono di volta in volta chiamati a esprimersi a seconda dei casi da affrontare; tra questi ci sono, ad esempio, un ematologo e un intensivista. La “second opinion” garantisce alla Rete Nazionale Trapianti, 24 ore su 24, un supporto reale di elevate competenze ed è lo strumento consultivo a cui i gli operatori sanitari possono rivolgersi durante il processo di valutazione del donatore o dei singoli organi.

Analogamente a quanto avviene per il trapianto di organi, anche nel settore dei tessuti si procede ad una codificata valutazione dell’idoneità del donatore con l’obiettivo di ridurre il rischio di malattie trasmissibili al ricevente. Anche in questo caso, gli operatori sanitari sono accompagnati in questa valutazione da protocolli specifici che definiscono nel dettaglio i criteri di selezione del donatore per le diverse tipologie di tessuto. Inoltre, la sicurezza in questo campo coinvolge anche l’attività svolta dalle banche dei tessuti per tutti i processi di conservazione, lavorazione e distribuzione. L’ultima linea-guida, curata dal CNT, è stata adottata dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano l’ 8 marzo 2018.

Anche per le cellule staminali emopoietiche, la sicurezza e la qualità dei processi sono fondamentali per la riuscita del trapianto; anche in questo settore si procede, infatti, ad un’attenta valutazione dell’idoneità del donatore volta ad escludere quei soggetti la cui donazione potrebbe rappresentare un rischio per la propria salute e per quella del ricevente.

Infine, un sistema di notifica degli eventi e delle reazioni avverse gravi per gli organi, i tessuti e le cellule consente di intervenire tempestivamente in caso di necessità e di apportare tutte le eventuali misure correttive.


Data di pubblicazione: 5 dicembre 2018 , ultimo aggiornamento 16 luglio 2020


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