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Cardillo ad Avvenire: "Più trapianti con la cultura del dono"

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L'aumento delle donazioni, il superamento del divario tra Nord e Sud rispetto al tasso di opposizione e l'inserimento del Piano nazionale donazioni nel Patto per la salute: sono alcune delle sfide più importanti nelle quali è impegnato il Cnt. Il direttore Massimo Cardillo ne ha parlato con il quotidiano "Avvenire" nella sua prima intervista dall'inizio del suo mandato.

Cardillo ha tracciato un quadro positivo delle attività, a partire dal calo delle liste d'attesa, ma ha sottolineato che questo "è solo uno dei parametri per valutare la qualità". A parlare sono soprattutto "i dati dei risultati dei trapianti nei diversi centri: sopravvivenza dei pazienti e degli organi", e "il confronto con l'estero ci fa dire chela qualità dei trapianti in Italia è eccellente".

Quali sono allora i principali nodi da sciogliere? Per il neodirettore "dobbiamo fare in modo che tutti i potenziali donatori negli ospedali vengano segnalati e utilizzati, perché oggi i tassi di donazione sono soddisfacenti in alcune regioni ma non in tutte: c'è ancora divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud, che va colmato. Bisogna incardinare la donazione all'interno dei percorsi consolidati dell'ospedale: la segnalazione di un potenziale donatore non deve essere legata soltanto alla buona volontà dei professionisti ma seguire procedure consolidate e strutturate. Esistono figure di riferimento per la donazione, sia negli ospedali sia nei coordinamenti regionali, ma spesso queste strutture non sono messe in grado di operare con risorse adeguate".

"Per tutti questi motivi - ha proseguito Cardillo - il Cnt ha elaborato (insieme alla Consulta nazionale trapianti e al Ministero) un Piano nazionale per le donazioni". Si tratta di "un documento tecnico, che prevede una serie di misure da applicare con le Regioni per strutturare meglio la donazione in ospedale e che suggerisce interventi su alcune criticità del sistema trapianti. Ci sono proposte anche su formazione degli operatori e informazione ai cittadini. Infatti dobbiamo fare fronte a un ricambio generazionale dei chirughi dei trapianti: hanno smesso molti di quelli che hanno iniziato tanti anni fa. Bisogna coltivare una generazione di nuovi chirurghi del trapianto: sono professionisti dedicati interamente a questa attività, devono avere una formazione adeguata sin dall'università (che per ora non prevede percorsi specifici) e avere anche possibilità di carriera e riconoscimenti tali da rendere l'attività trapiantologica una prospettiva sempre più stimolante". Il Piano "è stato già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni" e l'auspicio è "di vederlo inserito nel rinnovato Patto per la salute, che parte quest'anno".

Un altro aspetto da potenziare, per il direttore, è quello della comunicazione: "ci sono spazi per un miglioramento perché oggi ci sono ancora tassi di opposizione alla donazione alti in alcune Regioni. Se noi riuscissimo a migliorare la conoscenza dei cittadini sull'importanza della donazione, sull'utilità dei trapianti, sul fatto che il sistema funziona con trasparenza ed efficacia e sul ritorno positivo che la donazione produce anche nella famiglia che dà il suo consenso, questi tassi di opposizione potrebbero calare". Infine "dobbiamo dare piena attuazione alla legge 91/99 che dà la possibilità al cittadino di effettuare la scelta di donare i propri organi: molto è stato fatto su questo, ma molti ancora non sanno come fare".


Data di pubblicazione: 21 marzo 2019 , ultimo aggiornamento 22 marzo 2019


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