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Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione
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M. DE MARTINO
In coerenza con l’Intesa tra il governo, le regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano sulla proposta del Ministero della Salute concernente il “ Piano nazionale Integrato dei controlli (PNI) 2011-2014” 236/CSR del 16 dicembre 2010 sono individuati i seguenti obiettivi strategici regionali:
Per il triennio 2011-2014, in continuità con quanto previsto dal vigente Piano Sanitario Regionale 2008-2010 (approvato dal Consiglio regionale con deliberazione del 16 luglio 2008, n. 53) sono stati individuati i seguenti obiettivi specifici e relative azioni.
Per la Regione Toscana, i principi di organizzazione, le procedure di programmazione sanitaria ed i criteri di finanziamento dei servizi territoriali (aziende unità sanitarie locali ed aziende ospedaliero-universitarie) sono stati definiti dalla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 40 (Disciplina del servizio sanitario regionale), modificata dalle leggi regionali 60/2008 e 65/2009.
Ai sensi della l.r. 40/2005, la programmazione sanitaria regionale si articola su due livelli (regionale e locale) e viene effettuata attraverso una serie di strumenti. Per il livello regionale, gli strumenti sono: il Piano sanitario regionale ed i relativi strumenti di attuazione e gli li atti di programmazione interaziendale (Piani di area vasta).
Il Piano sanitario regionale vigente (2008-2010) è stato adottato con delibera del Consiglio regionale n. 53 del 16 luglio 2008.
Indirizzo e coordinamento
Nell’ambito degli obbiettivi programmati, la regione svolge funzioni di indirizzo tecnico, promozione e supporto nei confronti dei servizi territoriali, garantisce il coordinamento delle strutture sanitarie ed assicura il raccordo tra programmazione sanitaria regionale e locale.
Verifica
Al fine di garantire il rispetto dei principi e degli obbiettivi indicati, la regione vigila sull’attività dei servizi territoriali e ne valuta i risultati, secondo criteri determinati.
Organizzazione
La l.r. 40/2005 individua la Giunta Regionale, con compiti di controllo, vigilanza, promozione e supporto dei servizi territoriali, nonché di valutazione della qualità delle prestazioni e dei percorsi assistenziali.
La struttura operativa della Giunta regionale è disciplinata dalla legge regionale 8 gennaio 2009, n. 1 (Testo unico in materia di organizzazione e ordinamento del personale), che individua, tra le strutture di massima dimensione a supporto degli organi di governo della Regione, le direzioni generali.
Il coordinamento tra le direzioni generali è assicurato dal Comitato tecnico di direzione (CTD), costituito dai direttori generali di tutte le direzioni generali, quale organo consultivo del Presidente della Giunta regionale e della Giunta stessa, che garantisce la rispondenza complessiva dell'attività delle strutture operative agli obiettivi definiti dalla Giunta, nonché la coerenza delle scelte organizzative.
All’interno delle direzioni generali, sono costituite strutture e responsabilità dirigenziali, denominate aree di coordinamento e settori. L’individuazione delle direzioni generali e delle aree di coordinamento è stata determinata con deliberazione della Giunta regionale n. 602 del 14 giugno 2010.
AMBITO | STRUTTURE REGIONALI di riferimento della Giunta Regionale |
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PRESIDENZA | DIREZIONE GENERALE DELLA PRESIDENZA
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SANITA’ | DIREZIONE GENERALE DIRITTI DI CITTADINANZA E COESIONE SOCIALE E’ la direzione generale competente in materia di sanità. L’articolazione organizzativa della DG è stata definita con decreto del direttore generale n. 602 del 14 giugno 2010. Gli incarichi di responsabilità dirigenziale relativi alle strutture costituite nella DG, sono stati affidati con decreto del direttore generale n. 4989 del 13 ottobre 2010. AREA di COORDINAMENTO SISTEMA SOCIOSANITARIO REGIONALE All’interno della DG è costituita l’Area di coordinamento Sistema socio-sanitario regionale, che assicura, in coerenza con gli obiettivi e le strategie della DG, l'unitarietà di azione ed il coordinamento delle attività in materia di ordinamento ed organizzazione del servizio sanitario regionale, nonché di governo delle politiche regionali per la salute, integrazione socio-sanitaria e non autosufficienza, sicurezza sul lavoro e igiene pubblica, svolgendo inoltre funzioni di indirizzo, coordinamento e verifica dell'attività dei settori costituiti al proprio interno. Tra tali settori, svolge attività nelle materie oggetto del Piano pluriennale, il settore Servizi di Prevenzione in sanità pubblica e veterinaria (SPspv) Nell’ambito delle competenze di tale settore, assumono rilevanza ai fini del Piano pluriennale, le funzioni di: programmazione, coordinamento e controllo in materia di sicurezza alimentare e igiene della nutrizione, sanità animale, igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche, igiene urbana veterinaria, salute e profilassi delle malattie infettive, salute e ambiente e prevenzione negli ambienti di vita, funzioni trasversali dei dipartimenti di prevenzione delle aziende unità sanitarie locali (di seguito indicate come ASL) nelle materie indicate. Dal punto di vista organizzativo, alcune funzioni regionali sono state decentrate sul territorio, nella logica della implementazione del sistema di rete, presso Centri di riferimento regionale. Essi sono:
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AGRICOLTURA | DIREZIONE GENERALE COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E SVILUPPO DELLE COMPETENZE Industria, artigianato e innovazione tecnologica. Turismo, commercio e terziario. Formazione, orientamento e lavoro. Educazione, istruzione. Sviluppo rurale. Promozione e internazionalizzazione del sistema economico.
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AMBIENTE | DIREZIONE GENERALE POLITICHE TERRITORIALI, AMBIENTALI E PER LA MOBILITA' Pianificazione territoriale e paesaggio. Energia, tutela dall’inquinamento. Protezione della natura. Prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico. Riduzione del rischio sismico. Mobilità e infrastrutture.
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Le ASL e i Dipartimenti della Prevenzione
In Toscana, secondo quanto stabilito dalla l.r. 40/2005, le aziende sanitarie (12 Aziende unità sanitarie locali e 4 Aziende ospedaliere) sono dotate di personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale; l’organizzazione ed il funzionamento di esse sono disciplinati con lo statuto aziendale. Gli ambiti territoriali della ASL sono riportati nell’allegato A del Testo coordinato della l.r. 40/2005.
In ciascuna ASL il dipartimento della prevenzione è la struttura preposta alla tutela della salute collettiva mediante azioni volte ad individuare e rimuovere i rischi presenti negli ambienti di vita e di lavoro, persegue obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e miglioramento della qualità della vita; per lo svolgimento di tali funzioni, si articola in varie attività tra le quali igiene pubblica, alimenti e nutrizione, igiene degli alimenti di origine animale, igiene degli allevamenti e zootecnia, sanità animale e igiene urbana. In ogni ASL sono costituiti settori che comprendono le predette attività.
Coordinamento - relazioni interne ed esterne
Il settore Servizi di Prevenzione in sanità pubblica e veterinaria assicura il raccordo funzionale per quanto riguarda gli atti di indirizzo e coordinamento della rete delle strutture ASL che operano nell’area della prevenzione (dipartimenti di prevenzione collettiva) ed il rapporto con enti strumentali ed organismi istituzionali.
Al fine di favorire la rispondenza dell’operato delle ASL agli indirizzi operativi regionali e l’omogeneità di comportamento tra strutture territoriali di sanità pubblica veterinaria e di igiene pubblica, sono utilizzati i seguenti sistemi di coordinamento:
Il settore Servizi di Prevenzione in sanità pubblica e veterinaria programma le attività di controllo da svolgersi sul territorio, sulla base delle norme vigenti nelle materie di competenza e degli indirizzi del Ministero della Salute.
Nello svolgimento dei controlli rilevanti per gli obiettivi del Piano pluriennale, sono enti strumentali del SSR:
Direttive per il campionamento di alimenti destinati al consumo umano prodotti in stabilimenti riconosciuti ai sensi del regolamento (CE) n. 853/2004 (delibera di Giunta regionale n. 16 dell’ 11 gennaio 2010) - attività sperimentale per gli anni 2010 e 2011
Macroarea: ALIMENTI
Settore: SICUREZZA E NUTRIZIONE
Tipologia dell'attività: Attività a carattere regionale (tipologia 5)
Autorità competenti | ruoli |
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AC Regionali: Regione Toscana, Assessorato Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà, Settore Medicina Predittiva - Preventiva | Indirizzo, cooordinamento e verifica delle attività |
AC Locali: 12 Aziende USL | Prelievo campioni |
Sezioni toscane dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana | Analisi (controllo ufficiale) e rendicontazione trimestrale dei dati alla Regione Toscana |
dettagli dell'attività | |
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categorizzazione degli eventuali rischi e modalità di applicazione delle categorie di rischio | L’attività di campionamento negli stabilimenti riconosciuti viene programmata, per il 2010-2011, sulla base della categorizzazione del rischio degli stabilimenti stessi svolta dalle aziende USL attraverso l’utilizzo degli strumenti del controllo ufficiale previsti dal regolamento (CE) n. 882/2004 (verifiche, ispezioni, audit, ecc..) e approvati in unico “modello di categorizzazione regionale” approvato con decreto dirigenziale n. 4214/2007. |
frequenza (o criteri per stabilire frequenza) | Non è stabilita una frequenza specifica, ovvero non è stabilito un numero di campioni che periodicamente le USL devono fare (si lascia piena libertà di programmazione interna a ciascuna USL). È stabilito invece il totale di campioni/anno che ciascuna azienda USL deve effettuare (vedi sintesi regionale in tabella1 allegata), mediante campionamento e invio dei campioni ai laboratori dell’IZSLT entro l'anno solare. I criteri utilizzati per la distribuzione dei campioni tra le aziende USL sono 2: 1. criterio di rischio: è stato assegnato un punteggio a ciascuna delle tre categorie di rischio (alto, medio e basso rischio) alle quali uno stabilimento può appartenere. È stato attribuito 1 punto per ogni stabilimento classificato dalle USL ad alto rischio, 0,5 punti per ogni stabilimento a medio rischio e 0,25 punti per ogni stabilimento a basso rischio. Dalla somma dei prodotti tra il numero degli stabilimenti categorizzati in alto medio e basso rischio dalle USL e il punteggio sopra riportato (1, 0,5 e 0,25) si è ottenuto il numero dei campioni da effettuare; |
luogo e momento del controllo | Luogo: stabilimenti riconosciuti ai sensi del regolamento (CE) n. 853/2004; Momento controllo: prodotti immessi sul mercato durante il loro periodo di conservabilità (criteri di sicurezza alimentare). |
metodi e tecniche | Campionamento per analisi (il dettaglio delle ricerche analitiche è riportato di seguito - nota 1) |
modalità rendicontazione, verifica e feedback | Modalità di rendicontazione: invio trimestrale dei dati mediante istituzione di specifico flusso informativo OEVR-Regione Toscana. verifica: verifica dei dati da parte della Regione Toscana insieme alle strutture coinvolte; feedback: eventuale modifica della distribuzione dei campioni per sopravvenute esigenze di ordine sanitario nonché predisposizione di specifici piani. |
nota 1 - dettaglio ricerche analitiche:
- analisi microbiologiche ai sensi del reg (CE) n.2073/2005:
- analisi chimiche:
1. istamina (ai sensi del re. (CE) n. 2073/2005);
2. nitriti e nitrati nei prodotti di salumeria e polifosfati nei prodotti cotti di salumeria;
3. mercurio (regolamento (CE) n. 333/2007 per le modalità di campionamento);
4. cadmio in cefalopodi (regolamento (CE) n. 333/2007 per le modalità di campionamento);
5. cloramfenicolo e verde malachite (per pesci di allevamento);
6. solfiti nei gamberetti;
7. monossido di carbonio.
Per meglio evidenziare la correlazione tra l’attività di campionamento e la categorizzazione del rischio degli stabilimenti ai fini della riprogrammazione di ispezione e audit da parte delle aziende USL, si fornisce la seguente spiegazione:
Con decreto dirigenziale n. 4214 del 4 settembre 2007 sono state fornite istruzioni operative utili alle aziende USL a determinare il livello del rischio dei singoli impianti sulla base di cinque criteri: caratteristiche dello stabilimento, entità produttiva, caratteristiche dei prodotti, igiene della produzione, sistema di autocontrollo e dati storici disponibili. Il processo per la classificazione del rischio negli stabilimenti è schematizzato di seguito (Schema 1).
Attraverso l’utilizzo di una specifica scheda di valutazione (allegato 4 del decreto dirigenziale n. 4214 del 4 settembre 2007), le aziende USL hanno attribuito, ad ogni singolo stabilimento, un punteggio che ne ha determinato l’assegnazione in una delle tre classi di rischio previste (alto rischio, medio rischio e basso rischio).
Questo sistema di classificazione, che deve essere inteso in maniera dinamica e non statica, ha consentito di classificare gli stabilimenti utilizzando parametri di riferimento omogenei.
Schema 1: Intersezione tra piano campionamento annuale e categorizzazione del rischio degli stabilimenti
La Regione Toscana per la verifica della qualità del controllo ufficiale per la sicurezza alimentare ha individuato come priorità la definizione di regole condivise per la programmazione, pianificazione ed esecuzione di audit e la realizzazione di un articolato piano di formazione degli operatori. I riferimenti principali di tale azione sono l'art. 4, comma 6 "Criteri operativi per le autorità competenti", del reg. (CE) 882/2004, ed i punti 5.2 "Trasparenza", 5.3 "Indipendenza" e 6.6 "Competenza degli auditor" della decisione della Commissione n. 2006/677/CE [2], ritenuti basilari per aumentare l'affidabilità e la credibilità dei sistema dei controlli ufficiali.
In base ai risultati provenienti dagli audit sperimentali condotti nel 2007, considerando i vincoli derivanti dalla normativa vigente, ed ispirandosi sia ad esperienze operanti in altri contesti internazionali che alle evidenze registrate nelle visite ispettive del Food and Veterinary Office, è stato definito un programma di elaborazione normativa inerente le regole per la programmazione, pianificazione ed esecuzione di audit.
Attualmente gli strumenti normativi regionali sono i seguenti:
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