Dopo l’intervento chirurgico di sostituzione dell’organo malato con uno nuovo il paziente esce dalla sala operatoria sotto l’effetto di sedativi. Continuano ad essere monitorati i parametri vitali del paziente e di funzionalità del trapianto. Nella maggioranza dei casi il paziente respira subito autonomamente, ma in alcuni casi è necessario mantenere una ventilazione assistita. Se le condizioni lo consentono si può, in seguito, staccare il respiratore e consentire quindi al paziente di respirare in modo autonomo. Dopo pochi giorni potrà anche riprendere a mangiare e camminare e verrà poi dimesso, fermo restando che dovrà continuare ad assumere farmaci anti-rigetto ogni giorno della sua (nuova) vita, sottoponendosi a controlli inizialmente quotidiani e poi meno frequenti una volta che sarà passato il primo anno dopo il trapianto.
Nei primi mesi infatti il paziente può incorrere nel rigetto acuto, in seguito il rischio è che si sviluppi un rigetto cronico, che con tempi variabili e in modo diverso per ogni persona, produce un progressivo deterioramento dell’organo trapiantato. Oggi i farmaci a disposizione consentono di contrastarlo spesso efficacemente, quando ciò non avviene si deve ricorrere a un successivo trapianto. Nel caso di trapianti parziali di rene e fegato da donatore vivente, la pianificazione e l’esecuzione dei controlli post-trapianto e per tutto il tempo necessario alla stabilizzazione delle condizioni cliniche (il cosiddetto follow-up) verranno effettuate anche sul donatore.
Inoltre, il paziente trapiantato può aderire al protocollo di ricerca Trapianto…e adesso sport (pdf, 100 Kb), il primo studio al mondo che intende verificare se l’attività fisica prescritta ai trapiantati d’organo sia in grado di migliorare i parametri biologici e la qualità di vita del trapiantato, rivolgendosi al proprio centro di riferimento.